1. |
Tempesta
02:00
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Abbracciami ancora, come l’estate scorsa. I piedi bagnati. Ossa contro ossa.
Ho capito che non è per il tempo che passa, ho capito che è per il vuoto che resta.
Nell’imbarazzo che provo a mostrarmi sincero ho lasciato annegare tutto quello di buono che avevo.
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2. |
Conta
02:35
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Neppure avendoti di fronte saprei da dove cominciare, se dalle ossa rotte o dalla testa piena di ricordi che vorrei cancellare. È passato così tanto tempo che neanche sai più chi sono, e più mi guardo più mi rendo conto che neanche io saprei dirlo con tono sicuro.
Ognuno di questi giorni ho segnato il contorno della mia faccia sullo specchio con un pennarello. Mai una mattina che si sia trovato a coincidere con quello del giorno prima. Neanche quando ho provato a barare sono riuscito lontanamente ad indovinare quello che stavo per diventare.
Quanto vale quello che sono, se non lo so che cosa sono?
Quanto vale quello che sono? Io non lo so, e mi vergogno.
Quanto vale quello che sogno, se non lo so che cosa voglio?
Quanto vale quello che voglio? Io non lo so, e mi vergogno.
Ti aspettavo di sopra, son crollate le scale, è rimasto il silenzio e poi nient’altro da dire. Ogni parola è una goccia di acido sui nervi quando quello che resta è molto meno di quello che perdi.
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3. |
Arca
03:17
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Tanto alla fine neanche niente cambia, che le rivoluzioni non si possono fare stando stesi alla stazione o quando fuori piove. Io non sarò mai forte, non scatterai mai foto stringendo le palpebre. Resteremo in disparte a spiarci, attenti a non farci scoprire.
Non ho nulla da chiedere, nulla da dare, neanche le braccia le ho dimenticate al mare. Il meglio non esiste o esiste solo nei pensieri, me lo dice lo stomaco, oggi è ancora come ieri. Ma a me basta che ridi anche se non ti vedo, anche sotto la sciarpa o dietro ad un vetro. Per quel che possiamo e che non dimostriamo, che dovremmo sputare e che invece ingoiamo, per poter arrivare fin dove meritiamo, per poter arrivare fin dove nevichiamo.
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4. |
L' avventura
01:24
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Ora che tutto mi sembra in disordine cerco la tua ombra sui muri.
Ora che tutto è rimasto in disordine abbraccio la tua ombra sui muri.
Dovrei abituarmi alla nostalgia.
Mi annoda la gola la nostalgia.
Le tue mani. Le mie mani. È come prendere il fiato per strappare un cerotto.
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5. |
Cosmo (Andrea)
03:46
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Ho sempre visto il tutto come un dettaglio del niente. Le nostre facce come contorni slavati di paesaggi che abbiamo solo immaginato. Cala un altro anno sulle nostre carni bianche e tutto cambia, ma non è cambiato niente. Se dovessi pensare al modo peggiore per qualificare il male ora sarebbe il tuo nome, e arranco tirandomi dietro il peso dell’impressione che da questo non saprò uscirne mai. In un pugno stringo le ceneri delle cose che avrei voluto darti, con l’altro mi batto il petto: per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. Nascondo la faccia, asciugo il sudore. Recito una parte che non è mia, un copione che non conosco solo per illudermi che le cose ritornino un giorno ad essere come erano prima. Come non sono state mai.
Io sono il mondo, in me confido. A me rimango fedele tradendomi ogni istante.
Io sono il mondo, in me confido. A me rimango fedele tradendo ogni istante quello che ero poco prima. Che non sono stato mai.
Malgrado questo la notte steso a letto tra i fantasmi vedo noi. Come due giganti. Come bambini alti dieci metri che il buio non riesce a contenere
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6. |
Autoritratto
02:30
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Per il brutto vizio che ho di mangiarmi le unghie questa sera mi sei venuta in mente. Ho accanto a me la cartolina in cui mi promettevi che al tuo ritorno avrebbe ricominciato a piovere, e poi per sempre. Che avremmo ricominciato a cadere lenti su quello che siamo e senza far rumore ci saremmo raggiunti. Sopra attaccato il biglietto con scritto “TI ODIO” lasciato sul comodino. L’immagina fissa di noi, con le ossa rotte e il capo chino.
E volerti seduta sul letto, a dirmi che vado ancora bene nonostante tutto. Ti prego lasciami stare, sono troppo stanco per dire parole che sento mie, davvero mie.
Nel quadrato nero c’è un altro quadrato nero, su sfondo nero. Quello sono io.
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7. |
Maledetta gioventù
03:19
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Forse basterebbe dire le cose in maniera diversa per farle sembrare migliori. Forse basterebbe dire le bugie sorridendo, per svuotarsi dalle noie e dai rancori. A ciascun giorno basta la sua pena, ma a metterli insieme il peso sembra troppo grande per una sola schiena.
Ognuno ha un’arte, e la mia è questa, preparare le bende prima di spaccarmi la testa.
La terra non trema ma sembra franare, e io uno che si è perso e non sa dove andare. La mia bici ha le ruote sgonfie da anni e ragnatele sui pedali.
Ma forse un giorno imparerò a sapermi adattare, a ritrovarmi con i crampi al cuore costretto a ritrattare.
Maledetta gioventù.
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Flowers and Paraffin Campania, Italy
Flowers and Paraffin sono Gerardo, Antonio, Alessandro, Giovanni, Francesco e Aldo. Non esisterebbero diversamente.
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